Sentiamo spesso parlarsi di innamoramento e di amore, ma la differenza tra questi due concetti è abissale. Grazie alla conoscenza degli stati dell’Io, la spiegazione delle dinamiche interiori che definiscono le nostre relazioni in generale, e quelle affettive e sessuali in particolare, diventa molto più facile.
L’amore e il sesso sono il regno assoluto del Bambino.
Il piacere del tocco, dell’odore, della carezza e della vicinanza fisica è nato durante la prima infanzia, quando il neonato ha ricevuto le prime cure da parte della madre. Il contatto epidermico si è associato alla tenerezza materna formando la sensazione piacevole la quale, in seguito alla ripetizione delle carezze, è stata registrata nella memoria del bambino.
Il ricordo di tali sensazioni piacevoli influenzeranno per sempre i nostri approcci sessuali ed affettivi. Non tutte le nostre prime esperienze intime sono state felici, così come non tutte le mamme sono perfette e, a loro volta, figlie di nonne altrettanto amorevoli e felici.
Il nostro Bambino, cioè la parte interiore che registra e manifesta il bambino reale che siamo stati, è polarizzato positivamente al momento della nascita. Il bimbo considera il mondo attorno una specie di paradiso e non ha la capacità di elaborare gli aspetti negativi della nuova realtà. Questo significa che la sua fragile coscienza difficilmente può acquisire questi aspetti mancanti senza uno scudo protettivo che gli permetta di difendersi da ciò che non può ancora tollerare.
La prima relazione d’amore è con la madre.
Di conseguenza, il bambino non tollera facilmente le mancanze nel rapporto con una madre poco sintonizzata ai suoi bisogni. Per questo motivo, la sensibilità materna nell’accogliere e placare le ansie del piccolo risulta importantissima per il suo sviluppo. La crescita proseguirà tranquillamente, ma le problematiche affettive non risolte resteranno registrate nella memoria elefantesca del Bambino. Questa registrazione sarà eseguita con la scrupolosità di un ragioniere e tornerà ad attivarsi immancabilmente ogniqualvolta l’individuo si avventerà in una nuova relazione intima.
Con una tenacia incredibile, il nostro Bambino porterà all’interno di tutte le sue relazioni intime la sua frustrazione, la sua speranza di riparazione o di riscatto, il suo desiderio di tornare allo stato di assoluta felicità sognato o magari esperito nel grembo della madre.
Cercherà perennemente di trovare la sua madre perfetta e sarà il responsabile di tutti i nostri fallimenti amorosi, dei dolori provocati dalle nostre relazioni sbagliate, dalle nostre false interpretazioni, dalle nostre svalutazioni inappropriate, dai nostri sfoghi incontrollabili.
In realtà, quell’amore perduto non può tornare mai, perché la relazione d’amore con il primo oggetto d’amore, la madre, non è compatibile alla vita. L’incesto esclude l’evoluzione e la vita. Si può invece costruire una relazione d’amore con un nuovo “oggetto”, una donna o un uomo completamente diversi. Rinunciando al sogno proibito bisogna impegnarsi ad affinare la propria percezione in modo tale da equilibrare la relazione di scambio reciproco per la soddisfazione dei bisogni di entrambi.
I Bambini feriti considerano l’amore come un miracolo da attendere passivamente, senza alcun impegno da parte loro. Spesso immagino l’amore come un dono incondizionato disceso dal cielo, o come un incontro magico con la propria anima gemella.
Incontrare l’anima gemella significa completare il proprio percorso evolutivo e contraddice il senso stesso della vita.
Il mito dell’anima gemella è l’inganno eccellente per un Bambino indifeso e con il cuore già spezzato. Il Bambino deluso dal suo materno primo amore è convinto che la sua anima gemella lo completerà in modo miracoloso e gli regalerà finalmente l’amore perfetto, la beatitudine, la felicità strappata dallo spietato fato. Senza che egli si ponga mai una domanda, senza fare mai uno sforzo per andare verso l’altro.
Molto comodo.
E’ nostra responsabilità togliere la pelle a quella rana e continuare ad essere principi e principesse. (Eric Berne)
L’idea dell’amore perfetto che arrivi divinamente dal cielo lo spinge a addentrarsi nelle relazioni fulminee spesso ad occhi completamente chiusi, illuso dalla perfezione inaspettata e così tanto desiderata. Non oserà mai a chiedersi se la perfezione della compatibilità con il principe o la principessa sarà in parte autentica, o magari sognata.
Nel rapporto amoroso il sogno rivolto alla ricostruzione di un passato ormai inesistente e diverso dalla realtà presente domina la sfera di tutto ciò che diventerà dipendenza patologica. La fantasia dell’amore perfetto si imporrà con prepotenza in nome di una passione irresistibile e travolgerà completamente le vite dei due poveri protagonisti.
Se invece i progetti d’amore corrisponde alle caratteristiche reali della persona amata ci si auspicano buone possibilità di unione felice. Nella relazione in cui le aspettative sono più ragionevoli non si tesseranno di nascosto le prove impossibili delle favole, in cui le principesse morte o inacidite aspettano gli ingenui principi spavaldi costringendoli a lottare contro i draghi sputa fuoco.
L’ amore impossibile è la fantasia di due Bambini con il cuore infranto: Edipo e Elettra.
Purtroppo la nostra cultura, reduce da un probabile Bambino collettivo sofferente, è intossicata dall’idea che l’amore sia assoluto e incondizionato. Di conseguenza, abbiamo una florida creazione artistica che spasima inconsolata per l’amante impossibile o perduto, l’unico a regalarci quell’amore statico, perfetto, insostenibile.
Alimentando un rinvio infinito di responsabilità affettive, abbondano le soap lacrimose, i reality nevrotici, le canzoni neo melodiche strappa cuore, i romanzi rosa e i matrimoni spettacolari in un rigorosissimo stile kitsch.
L’amore di tutti i giorni non è mai per sempre, non cade dalle nuvole ed è sottoposto a tantissime condizioni.
L’amore reale ci fa crescere, non ci viene donato dal perfetto incastro tra le due personalità, ma da un’immane fatica a comprendere i bisogni dell’altro.
La relazione d’amore è pazienza e, soprattutto, sacrificio volenteroso per il bene dell’altro. Un sacrificio consapevole, volontario, nella certezza che la prossima volta, l’altro scambierà allo stesso modo ciò che ora si è sacrificato per il suo bene. Potremmo considerarlo anche un credito di affettività. Un credito ipotetico, non sempre coperto.
L’ amore si nutre della comprensione e dell’accoglienza reciproca dei difetti dell’altro.
Bisogna sapere che comprendere i perché delle mancanze proprie e del nostro partner non porta però a diventare dei santi guru illuminati, ma offre soltanto la saggezza nel trovare nuove vie di comunicazione. Tutto qui. Comprendere l’altro non è dunque una prova di compassione divina e di innalzamento narcisistico- spirituale, ma un mezzo utilissimo per adottare le giuste parole e azioni con le quali esporre meglio la propria visione del mondo.
In questo modo, i filtri mentali dei due Bambini che danzano il valzer vertiginoso della coppia si possono incontrare, confrontare e ampliare in una visione non comune, ma condivisa in buona parte. Soltanto in seguito alla condivisione delle nostre parti nascoste può nascere l’amore autentico, il frutto della comunione profonda di emozioni, pensieri, azioni. Di essenze.
Innamorarsi, che passione!
L’ innamoramento è un gioco in cui l’altro viene costretto ad incarnare delle qualità che magari non ha. Il Bambino deluso già una volta, rifiuta l’ombra intravvista dentro di sé e proietta sul partner quell’insostenibile “sei unico”.
La passione amorosa spinge alla conservazione dell’inebriante stato di estasi, consolidando false illusioni e costruendo altissimi castelli di carte. Che la vita distrugge puntualmente. L’innamoramento può fungere soltanto da scintilla iniziale generatrice dell’energia necessaria per la nascita della futura relazione e, quindi, del futuro amore.
L’amore è fertile, creativo, raggiunge delle mete altissime di consapevolezza e genera continuamente dei contenuti che arricchiscono la relazione. Una tale relazione diventa una scoperta difficilissima dei lati temuti dell’altro e di sé, un percorso interiore affannoso, segnato dall’eterno combattimento tra la paura della perdita e il bisogno di libertà.
Perché rinunciare alla frenesia impetuosa della passione egoistica per un cammino condiviso in salita? Perché una volta trovata la forza di affrontare e di risolvere la perdita di sé e dell’altro, ci si stenderà davanti l’infinita estasi dell’essere amati e di amare con tutto il corpo, con la certezza della mente logica, con la gioia dell’anima e con la libertà dello spirito.
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